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giovedì 18 dicembre 2025

Pasolini: Il mio Accattone in Tv dopo il genocidio - Corriere della Sera, 8 ottobre 1975, pag. 13

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

Pasolini
Il mio Accattone in Tv dopo il genocidio

Corriere della Sera

8 ottobre 1975

pag. 13

Accattone può essere visto anche, in laboratorio, come il prelievo di un modo di vita, cioè di una cultura. Se visto così, può essere un fenomeno interessante per un ricercatore, ma è un fenomeno tragico per chi ne è direttamente interessato: per esempio per me, che ne sono l'autore.

Quando Accattone è uscito, benché fossimo agli inizi di quello che veniva chiamato boom (parola che ci fa già sorridere come belle époque o «stile aerodinamico»), eravamo in un'altra età.

Un'età repressiva. Niente era in realtà cambiato — attraverso tutti gli anni Cinquanta — di ciò che aveva caratterizzato l'Italia negli anni Quaranta e prima. La continuità tra il Regime fascista e il Regime democristiano era ancora perfetta. In Accattone due fenomeni di tale continuità sono impressionanti: primo, la segregazione del sottoproletariato in una marginalità dove tutto era diverso; secondo, la spietata, criminaloide, insindacabile violenza della polizia.

mercoledì 17 dicembre 2025

Pasolini contro Bertolucci: Novecento contro Centoventi - Tratto da: Valerio Curcio "Il calcio secondo Pasolini", Compagnia Editoriale Aliberti

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Pasolini contro Bertolucci
Novecento contro Centoventi

Tratto da:

Valerio Curcio
Il calcio secondo Pasolini

Prefazione di Antonio Padellaro 

Con un’intervista a Dacia Maraini

Compagnia Editoriale Aliberti


C’è una partita giocata da Pasolini che, più delle altre, è rimasta nella storia. Si è giocata il 16 marzo 1975 a Parma, sul campo della “Cittadella”, sede degli allenamenti della squadra cittadina. L’occasione fu il trentaquattresimo compleanno di Bernardo Bertolucci, ormai regista affermato, peraltro lanciato da Pasolini come aiuto-regia in Accattone. È stata di certo la partita più famosa mai giocata da Pasolini, sia per i significati di cui si caricò sin dall’inizio, sia per le dispute “filologiche” che suscitò.

Pasolini si trovava a Mantova per le riprese di Salò o le 120 giornate di Sodoma, la sua ultima opera cinematografica. Bernardo Bertolucci era invece sul set di Novecento, nei dintorni della sua Parma. Laura Betti, che recitava in Novecento nelle vesti di Regina (cugina del protagonista Alfredo, interpretato da Robert De Niro), fece da madrina all’atipica festa di compleanno organizzata per rompere la tensione provocata, nei mesi precedenti, da alcune critiche di Pasolini a Ultimo tango a Parigi. La partita è rimasta negli annali come “Novecento contro Centoventi” e vide sfidarsi i cast dei due film. I registi però non si affrontarono in campo: Pasolini giocò con la fascia di capitano al braccio, ma Bertolucci si limitò a sostenere da fuori campo i suoi, guidati per l’occasione dal microfonista Decio Trani.

Ugo De Rossi, montatore di Centoventi, ricorda così la tensione anche “classista” che, nonostante le finalità della partita, aleggiava tra i due cast: 

«I due film erano della stessa produzione, la pea. C’era rivalità, perché avevano due tipi diversi di budget e produzione. Erano soprannominati “Novelento”, perché non finiva mai, e “Salò bleve”. Il nostro era un film di proletari, l’altro era di personaggi col cappello, quelli che chiamavamo i “cappelloni”. Pier Paolo ci teneva molto a vincere, perché era la partita contro il film ricco» (31)

Intervista esclusiva con Pier Paolo Pasolini - Pietro A. Buttitta, L'Avanti, 2 febbraio 1962, pag. 3

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 Intervista esclusiva con Pier Paolo Pasolini

Pietro A. Buttitta

L'Avanti

2 febbraio 1962

pag. 3

( © Questa trascrizione inedita da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Di Pier Paolo Pasolini i giornali scrivono spesso ma quasi solo per contribuire a dare di lui al pubblico un'immagine errata, che vorrebbe forse essere polemica ma che riesce soprattutto falsa.

Un giudizio su Pasolini, il Pasolini vero cioè, va dato soltanto credendo nella sua sincerità, nella sincerità del suo lavoro che lo mostra così scoperto e fragile (è la parola che lui stesso ha usato), fragile perché disposto a non nascondere dietro alla preparazione culturale l'urgenza delle impressioni, l'abbandono all'ispirazione, la volontà di dire la verità o, meglio, quella che per lui, scrittore, è la verità.

Nel 61 Pasolini ha vinto un premio letterario, Chianciano, con il volume di versi La religione del mio tempo, ma non è per questo motivo che il pubblico ha guardato al suo lavoro, lo stesso Pasolini certamente ricorderà l'anno che è passato soprattutto perché ha segnato il suo incontro con il cinema.

Cosa pensa Pasolini di questa sua esperienza? La reputa irripetibile? 

Pasolini afferma: 

«Macchina da presa e penna sono per me la stessa cosa, un film prende corpo piano piano, man mano che ci lavori, esattamente come un'opera scritta. Il lavoro è diverso soltanto in apparenza, nella sostanza è identico, presenta cioè gli stessi problemi di rapporto fra contenuto e forma e per un artista il processo espressivo non può che essere identico, ma forse posso affermare ciò perché non faccio il cinema come regista di mestiere ma come autore ».

martedì 16 dicembre 2025

Il furto di “Salò” di Pasolini e di “Il Casanova di Fellini” - di Giovanni Giovannetti

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l furto di “Salò” di Pasolini e di “Il Casanova di Fellini”

di Giovanni Giovannetti

Giovanni Giovannetti: Nato a Lucca nel 1955, è fotografo-giornalista, scrittore e editore; ha lavorato come fotogiornalista per testate italiane e nel 1988 ha fondato a Milano l’agenzia fotografica Effigie, che dal 2004 ha sviluppato anche attività editoriale. È editore presso Effigie Edizioni e autore di saggi e inchieste; nel 2025 ha pubblicato Pasolini giornalista, un ritratto/contro-inchiesta sul ruolo giornalistico e sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Ha scritto reportage e volumi su temi di società, fotografia e storia (tra cui Belfast. Appunti sulla realtà nord irlandese, Diario polacco, Ritorno a Danzica, oltre a titoli più recenti come Malastoria) ed è presente con diversi titoli nel catalogo librario italiano. Coniuga lavoro fotografico e saggistica, privilegiando inchiesta, documentazione visiva e attenzione ai fatti storici e culturali; la sua casa editrice cura testi legati a letteratura, fotografia e critica.

l furto di “Salò” di Pasolini e di “Il Casanova di Fellini”


Da quella triste notte son passati più di quarantasette anni, ma tuttora l’assassinio di Pier Paolo Pasolini non smette di suscitare accesi dibattiti. Se ne torna a parlare anche perché l’avvocato Stefano Maccioni ha lanciato in rete una raccolta firme per chiedere la riapertura delle indagini sui numerosi aspetti mai chiariti del massacro di Pasolini, tanta è la distanza che ormai separa la “verità” giudiziaria (Pino Pelosi unico responsabile) da quella “storico-giornalistica” (al delitto concorsero più persone). Obbiettivo dichiarato dell’appello erano le cinquecento adesioni; in poche settimane se ne sono avute quasi ottocento. Serviranno a sostenere la nuova istanza inoltrata il 3 marzo scorso alla Procura romana per dare finalmente un nome ai responsabili materiali e ai possibili mandanti di questo barbaro delitto compiuto la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia.

mercoledì 10 dicembre 2025

“L’usignolo della Chiesa Cattolica: laboratorio poetico e spirituale di Pasolini” - Un canto fragile e inquieto: la poesia come testimonianza e scandalo

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Eretico e Corsaro

Biblioteca Nazionale Centrale Roma

“L’usignolo della Chiesa Cattolica:
laboratorio poetico e spirituale di Pasolini”


Un canto fragile e inquieto: 
la poesia come testimonianza e scandalo


La raccolta poetica L’usignolo della Chiesa Cattolica di Pier Paolo Pasolini si configura come un viaggio complesso e stratificato nel cuore della poesia italiana del Novecento. Pubblicata nel 1958 ma composta tra il 1943 e il 1949, l’opera si colloca in un momento cruciale della biografia e della formazione intellettuale dell’autore, segnando il passaggio dalla stagione friulana e dialettale a una nuova fase di ricerca espressiva in lingua italiana. La raccolta si distingue per la densità tematica e stilistica, affrontando con forza e originalità questioni di religione, identità, eros, politica e memoria. Essa si impone come un vero e proprio laboratorio poetico, in cui si sperimentano forme, registri e simboli che anticipano molte delle tensioni e delle contraddizioni destinate a attraversare l’intera produzione pasoliniana.

martedì 9 dicembre 2025

Pasolini - La mia provocatoria indipendenza - Tempo illustrato, numero 2, 11 gennaio 1969,pag.10

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Eretico e Corsaro


 
La mia provocatoria indipendenza
Tempo illustrato
numero 2
 11 gennaio 1969
pag.10

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Quando queste pagine usciranno, cioè nella prima settimana del 1969, forse io avrò cambiato umore, e la stessa situazione mi si presenterà sotto un diverso segno. Si tratta della mia situazione, e il segno sotto cui ora mi si presenta è quello del terrore. Scrivo queste righe in uno di quei momenti in cui forse sarebbe

Pier Paolo Pasolini, Festività e consumismo - Tempo, numero 1, 4 gennaio 1969, pag. 10

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Pier Paolo Pasolini, Festività e consumismo

Tempo  numero 1
4 gennaio 1969
pag. 10

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )

Sono tre anni che faccio in modo di non essere in Italia per Natale. Lo faccio di proposito, con accanimento, disperato all'idea di non riuscirci; accettando magari di oberarmi di lavoro, di rinunciare a qualsiasi forma di vacanza, di interruzione, di sollievo.   
Non ho la forza di spiegare esaurientemente al lettore di "Tempo" il perché. Ciò implicherebbe il dare la violenza della novità a vecchi sentimenti. Ossia una prova "stilistica" superabile solo attraverso l'ispirazione poetica. Che non viene quando si vuole. Essa è un genere di realtà che appartiene al vecchio mondo, al mondo dei Natali religiosi: e risponde ancora alla sua vecchia definizione.
Mi rendo ben conto che anche quand'ero bambino io, le feste natalizie erano una cosa idiota: una sfida della Produzione a Dio. Tuttavia, allora, io ero ancora completamente immerso nel mondo "contadino", in qualche misterioso paese tra le Alpi e il mare, o in qualche piccola città di provincia (come Cremona, Scandiano). C'era un filo diretto con Gerusalemme. Il capitalismo non aveva ancora "coperto" del tutto il mondo contadino, da cui derivava il suo moralismo, del resto, e su cui fondava del resto, ancora, il suo ricatto: Dio, Patria, Famiglia. Tale ricatto era possibile perché corrispondeva, negativamente, come cinismo a una realtà: la realtà del mondo religioso sopravvivente.
Ora il nuovo capitalismo, non ha affatto bisogno di quel ricatto - se non ai suoi margini, o in isole sopravviventi, o nell'abitudine (che si va estinguendo). Per il nuovo capitalismo, che si creda in Dio, nella Patria o nella Famiglia, è indifferente. Esso ha infatti creato il suo nuovo mito autonomo: il Benessere. E il suo tipo umano non è l'uomo religioso o il galantuomo, ma il consumatore felice d'esser tale.

lunedì 8 dicembre 2025

Accattone di Pier Paolo Pasolini: dal neorealismo al “cinema di poesia”, nasce dall’intreccio di forma e contenuto.

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Eretico e Corsaro



Accattone di Pier Paolo Pasolini
dal neorealismo al “cinema di poesia”
nasce dall’intreccio di forma e contenuto.

( Le immagini di Pasolini, dei personaggi di Accattone e della prima del film, © Istituto Luce - Tutti i diritti  riservati )

Accattone (1961) segna l’esordio cinematografico di Pier Paolo Pasolini e si presenta fin dall’inizio come un atto programmatico: non una semplice trasposizione narrativa, ma la messa in scena di una pratica insieme etnografica e poetica, volta a rendere visibile la condizione del sottoproletariato romano. Collocato nel pieno del boom economico italiano, il film assume la marginalità non come sfondo aneddotico, bensì come categoria interpretativa centrale: la miseria è mostrata come struttura sociale che determina comportamenti, relazioni e destini, mentre la macchina da presa lavora per trasformare questa realtà in un discorso estetico e morale.
Con Accattone, Pasolini inaugura il primo manifesto del suo progetto di “cinema di poesia”: un’operazione estetica che trasforma la cronaca sociale in mito visivo, facendo della periferia romana non soltanto un luogo narrativo, ma una fucina di figure archetipiche. Il film non si limita a documentare la miseria delle borgate; la rielabora, la mitizza e la interroga, mettendo in scena una comunità i cui rapporti economici e affettivi sono regolati da logiche di sopravvivenza.
Il risultato è un dispositivo estetico e politico: attraverso scelte di fotografia, montaggio, casting e suono, Pasolini costruisce un linguaggio cinematografico che produce conoscenza sociale e solleva una domanda etica sul ruolo della collettività nelle dinamiche di esclusione. La trasformazione della realtà in segno genera una rete di simboli, in cui la marginalità diventa categoria etica e poetica, oltre che sociologica.

domenica 7 dicembre 2025

Risposta di Salinari e replica di Pasolini - Vie nuove, 16 novembre 1961, numero 45, 16 novembre 1961, pag. 37

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Eretico e Corsaro

Pasolini a Casa Stella Assassino (Sulla rivista Ferrara del 1985, n. 6)




Risposta di Salinari e replica di Pasolini

Vie nuove

16 novembre 1961

numero 45

16 novembre 1961

pag. 37

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Qui L'art. del 9 novembre 1961: Una polemica su politica e poesia


Caro Pasolini, già nel passato (nell’indimenticabile 1956, se non sbaglio) avemmo occasione di polemizzare piuttosto aspramente e io ebbi modo di farti osservare che hai un brutto carattere, stizzoso «come quello di un ragazzino». Non ripeterò, oggi, quell’affermazione perché sei cresciuto molto, non solo in anni, ma di bravura e di fama: rimane però il fatto che sei permaloso. Non si giustifica altrimenti la tua risposta del numero scorso a Giordano Siviero, che, in realtà, è una risposta alle cose che ho recentemente scritto nei tuoi riguardi. 

Esaminiamo, oggettivamente, i problemi che stavano sul tappeto. C’era la questione del rapporto, in uno scrittore, fra ideologia e poesia. Ebbene, dopo una lunga esemplificazione, tu arrivi esattamente alle stesse conclusioni cui arrivavo io in un paio di periodi: che, cioè, l’ideologia «razionale oggettiva» (uso le tue parole per intenderci meglio, non perché siano precise) che uno scrittore esplicitamente professa è solo un elemento del complicato processo dialettico che porta a quella conoscenza della realtà che è propria della poesia. Solo che non hai il coraggio (che avevano invece Marx ed Engels) di arrivare fino in fondo e riconoscere che, nel corso di quel processo, l’ideologia «razionale e oggettiva» può (non deve) essere contraddetta e che, di conseguenza, uno scrittore che professa un’ideologia reazionaria può arrivare a un risultato poetico elevatissimo, e perciò progressivo. 

Pier Paolo Pasolini: Una polemica su politica e poesia - Polemica tra Pasolini e Salinari - Vie Nuove, numero 44, 9 novembre 1961, pag. 37-38

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Eretico e Corsaro

Pasolini a Casa Stella Assassino (Sulla rivista Ferrara del 1985, n. 6)

Pier Paolo Pasolini
Una polemica su politica e poesia
Polemica tra Pasolini e Salinari

Vie Nuove

numero 44

9 novembre 1961

pag. 37-38

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Qui L'art. del 16 novembre 1961: Risposta di Salinari e replica di Pasolini 


Egregio signor Pasolini, ho letto con meraviglia (nel n. 37 di «Vie nuove») la sua risposta a L. F. di Terni, in cui afferma la possibilità di parentela fra socialismo e cristianesimo. Io non sono della sua opinione: il Vangelo è intriso di rassegnazione, carità, pietà, rinunzia, perdono – sentimenti che hanno servito da sostegno, da sempre, alle classi sfruttatrici. La moglie dell’industriale, socia di associazioni di beneficenza dà qualche lira al povero, sfruttato dal marito industriale. Il Vangelo non serve alla classe operaia che lotta per liberarsi del giogo del capitalismo. Cristianesimo e socialismo scientifico, quindi, non possono avere punti in comune. Il Cristianesimo nacque nella società schiavistica, è permeato di infantilismo contemplativo, è irrazionale. È vero che il Cristianesimo, durante lo schiavismo, dovette affrontare le persecuzioni ordinate dai dirigenti della società pagana: è per questo che può ammantarsi di una aureola di martirio. Ma poi, durante il medio evo, il Cristianesimo svela la sua natura oscurantista, perseguitando quanti vogliano progredire. Mi permetta di domandarle poi, quale sarebbe secondo lei, l’autentica posizione socialista? Non quella marxista? I fatti dimostrano che il Cristianesimo cerca con tutti i mezzi di ostacolare l’avanzata del Socialismo, è nemico della dialettica materialistica come lo fu dell’Illuminismo. E non si creda che l’essenza del Cristianesimo sia stata tradita dal Papato. La Chiesa infatti è reazionaria in politica perché è reazionaria la sua ideologia. 

Giordano Siviero – Terville (Francia)


Rispondo alla lettera di Giordano Siviero partendo dallo scambio di lettere tra Salinari e un gruppo di comunisti cremonesi, apparso sul precedente numero di «Vie nuove». I lettori cremonesi mi fanno circa le stesse obiezioni di Siviero: portandole a conseguenze più generali e definitive, e, purtroppo – per loro, per la loro lealtà – rivolgendole a Salinari anziché a me. Come se, sordi e ciechi, non vedessero in questa mia rubrica il massimo sforzo di sincerità e di buona volontà intellettuale. Quello che mi costa – mi scusino i miei amici – tale assoluta sincerità, in tutte le sedi, non è certamente difficile da capire. E mi pare che stia a dimostrare in modo inconfutabile la saldezza della mia ideologia: la mia assoluta fede in essa. È dal ’45 ormai, che lotto, in questa posizione. E mi sembra addirittura offensivo quello che Salinari ha scritto nella sua risposta ai cremonesi, e cioè che ho cercato di condurre una battaglia per il comunismo come «partito di massa», «almeno finora».